I tuoi figli venivano meno, giacevano all’inizio di tutte le vie come un’antilope nella rete, pieni del furore dell’Eterno, della minaccia del tuo DIO.

Mentre tacevo, le mie ossa si consumavano tra i gemiti che facevo tutto il giorno.

Poiché giorno e notte la tua mano pesava su di me, il mio vigore era diventato simile all’arsura d’estate. (Sela)

Sono sfinito e contuso; ruggisco per il fremito del mio cuore.

Essi non gridano a me con il loro cuore, ma si lamentano sui loro letti. Si radunano insieme per il grano e il vino e si ribellano contro di me.

Stridevo come una gru o una rondine, gemevo come una colomba, i miei occhi erano stanchi di guardare in alto. O Eterno, sono oppresso; sii tu il mio garante.

Vado attorno tutto annerito, ma non dal sole; mi alzo nell’assemblea e grido in cerca di aiuto.

Sono diventato fratello degli sciacalli e compagno degli struzzi.

Aspettavamo la pace, ma non è giunto alcun bene, un tempo di guarigione, ma ecco il terrore«.

Oh, fosse la mia testa una sorgente d’acqua e i miei occhi una fonte di lacrime, perché pianga giorno e notte gli uccisi della figlia del mio popolo!

Ma i loro fuggiaschi che riusciranno a mettersi in salvo staranno su per i monti come le colombe della valle, tutti gemendo ciascuno per la propria iniquità.

Certo la sua salvezza è vicina a quelli che lo temono, perché la sua gloria possa abitare nel nostro paese.

La salvezza, è lontana dagli empi, perché non ricercano i tuoi statuti.