Non a noi, o Eterno, non a noi ma al tuo nome dà gloria, per la tua benignità e per la tua fedeltà.

(infatti, quando non erano ancora nati i figli e non avevano fatto bene o male alcuno, affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio secondo l’elezione e non a motivo delle opere, ma per colui che chiama),

come sta scritto: »Io ho amato Giacobbe e ho odiato Esaú«.

Egli dice infatti a Mosé: »Io avrò misericordia di chi avrò misericordia, e avrò compassione di chi avrò compassione«.

E se è per grazia, non è piú per opere, altrimenti la grazia non sarebbe piú grazia; ma se è per opere, non è piú grazia, altrimenti l’opera non sarebbe piú opera.

Vedete quale amore il Padre ha profuso su di noi, facendoci chiamare figli di Dio. La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui,

In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che lui ha amato noi e ha mandato il suo Figlio per essere l’espiazione per i nostri peccati.

I tuoi padri scesero in Egitto in numero di settanta persone; e ora l’Eterno, il tuo DIO, ti ha reso numeroso come le stelle del cielo.

Guardate ad Abrahamo vostro padre e a Sara che vi ha partorito, perché lo chiamai quando era solo, lo benedissi e lo moltiplicai.

Quanto stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita! E pochi sono coloro che la trovano!

Non temere, o piccol gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno.

Ma Isaia esclama riguardo a Israele: »Anche se il numero dei figli d’Israele fosse come la sabbia del mare, solo il residuo sarà salvato«.

E come Isaia aveva predetto: »Se il Signore degli eserciti non ci avesse lasciato un seme, saremmo diventati come Sodoma e saremmo stati simili a Gomorra«.