Dopo questi avvenimenti. Paolo si mise nell’animo di andare a Gerusalemme passando per la Macedonia e per l’Acaia, e diceva: »Dopo essere stato lí, bisogna che io veda anche Roma«.

La notte seguente, il Signore si presentò a lui e disse: »Paolo, coraggio, perché come tu hai reso testimonianza di me in Gerusalemme, cosí bisogna che tu la renda anche a Roma«.

Allora Festo, dopo aver conferito col consiglio, rispose: »Ti sei appellato a Cesare; a Cesare andrai«.

Io però, avendo riscontrato che non ha fatto alcuna cosa degna di morte ed essendosi egli stesso appellato ad Augusto, ho deliberato di mandarlo.

Voi avete macchinato del male contro di me; ma DIO ha voluto farlo servire al bene, per compiere quello che oggi avviene: conservare in vita un popolo numeroso.

Il piano dell’Eterno dimora per sempre e i disegni del suo cuore per ogni generazione.

Anche l’ira degli uomini ritornerà a tua lode, e ti cingerai con gli avanzi stessi della loro ira.

Ci sono molti disegni nel cuore dell’uomo, ma solo il piano dell’Eterno rimarrà fermo.

Buona cosa è per l’uomo portare il giogo nella sua giovinezza.

Tutti gli abitanti della terra davanti a lui sono considerati come un nulla egli agisce come vuole con l’esercito del cielo e con gli abitanti della terra. Nessuno può fermare la sua mano o dirgli »Che cosa fai?«.

Anche per questo motivo sono stato spesse volte impedito di venire da voi.

quando andrò in Spagna, verrò da voi; passando, spero infatti di vedervi e di essere accompagnato da voi fin là, dopo aver goduto un poco della vostra compagnia.

perché a quelli della Macedonia e dell’Acaia è piaciuto di fare contribuzione per i poveri che sono fra i santi in Gerusalemme.

Dopo dunque aver compiuto questo ed aver consegnato loro questo frutto, andrò in Spagna, passando da voi.

Or vi era in Cesarea un certo uomo di nome Cornelio, centurione della coorte, detta Italica;

E, trovato un certo Giudeo, di nome Aquila originario del Ponto, venuto di recente dall’Italia insieme a Priscilla, sua moglie (perché Claudio aveva ordinato che tutti i Giudei partissero da Roma) si recò da loro.

Salutate tutti i vostri conduttori e tutti i santi. Quelli d’Italia vi salutano.

Ma il centurione aveva maggior fiducia nel pilota e nel capitano della nave che nelle cose dette da Paolo.

Ma il centurione, volendo salvare Paolo, li distolse da quel proposito e comandò a coloro che sapevano nuotare di gettarsi per primi in mare e di raggiungere la terra;

Ed essi dissero: »Il centurione Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, di cui rende buona testimonianza tutta la nazione dei Giudei, è stato divinamente avvertito da un santo angelo di farti chiamare in casa sua e di ascoltare ciò che avrai da dirgli«.

Immediatamente egli, presi dei soldati e dei centurioni, corse verso di loro. E questi, visto il tribuno e i soldati, smisero di battere Paolo.

Udito questo, il centurione andò a riferirlo al tribuno, dicendo: »Che cosa stai facendo? Quest’uomo è un cittadino romano!«.

Allora Paolo, chiamato a sé uno dei centurioni, disse: »Conduci questo giovane dal tribuno, perché ha qualcosa da comunicargli«.

E ordinò al centurione che Paolo fosse custodito, ma che avesse una certa libertà, senza impedire a nessuno dei suoi di prestargli dei servizi o di venire a trovarlo.

Quando giungemmo a Roma, il centurione consegnò i prigionieri al capitano della guardia, ma a Paolo fu concesso di abitare per conto suo con un soldato di guardia.

Quando Gesú fu entrato in Capernaum, un centurione venne a lui pregandolo,

E Gesú gli disse: »Io verrò e lo guarirò«.

Perché io sono un uomo sotto l’autorità di altri e ho sotto di me dei soldati; e se dico all’uno: »Va’« egli va; e se dico all’altro: »Vieni« egli viene; e se dico al mio servo: »Fa’ questo« egli lo fa«.

Ora il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesú, veduto il terremoto e le cose accadute, temettero grandemente e dissero: »Veramente costui era il Figlio di Dio!«.

Ora il servo di un centurione, che gli era molto caro, era malato e stava per morire.

Allora il centurione, visto quanto era accaduto, glorificò Dio, dicendo: »Veramente quest’uomo era giusto«.

Io però, avendo riscontrato che non ha fatto alcuna cosa degna di morte ed essendosi egli stesso appellato ad Augusto, ho deliberato di mandarlo.