Allora l’Eterno fece venire contro di loro i capi dell’esercito del re di Assiria che presero Manasse con uncini al naso, lo legarono con catene di bronzo e lo condussero a Babilonia.

Quindi lo pregò e lo supplicò e DIO ascoltò la sua supplica e lo ricondusse a Gerusalemme nel suo regno. Allora Manasse riconobbe che l’Eterno è DIO.

Invocami nel giorno dell’avversità, io ti libererò e tu mi glorificherai«.

Egli mi invocherà e io gli risponderò; sarò con lui nell’avversità; lo libererò e lo glorificherò.

O Eterno, nell’avversità si sono ricordati di te, hanno effuso una preghiera, quando il tuo castigo li colpiva.

Me ne ritornerò al mio luogo, finché non si riconosceranno colpevoli e cercheranno la mia faccia, nella loro avversità mi cercheranno con diligenza«.

Venite, ritorniamo all’Eterno, perché egli ha lacerato, ma ci guarirà; ha percosso, ma ci fascerà.

Conosciamo l’Eterno, sforziamoci di conoscerlo; il suo levarsi è certo come l’aurora. Egli verrà a noi come la pioggia, come l’ultima e la prima pioggia, alla terra.

C’è qualcuno di voi sofferente? Preghi. C’è qualcuno d’animo lieto? Canti inni di lode.

Ecco, egli mi ucciderà, non ho piú speranza, tuttavia difenderò in faccia a lui la mia condotta.

Canto dei pellegrinaggi. Da luoghi profondi io grido a te, o Eterno.

O Signore, ascolta il mio grido; siano le tue orecchie attente alla voce delle mie suppliche.

Hanno distrutto la mia vita nella fossa, mi hanno tirato pietre.

Ho invocato il tuo nome, o Eterno, dal fondo della fossa.

Questi, ricevuto un tale ordine, li gettò nella parte piú interna della prigione e fissò i loro piedi ai ceppi.

Verso la mezzanotte Paolo e Sila pregavano e cantavano inni a Dio; e i prigionieri li udivano.