C’era nel paese di Uz un uomo chiamato Giobbe. Quest’uomo era integro e retto, temeva DIO e fuggiva il male.

Ma l’ira di Elihu, figlio di Barakel, il Buzita, del clan di Ram, si accese contro Giobbe; la sua ira si accese, perché questi riteneva giusto se stesso anziché DIO.

Poi il servo prese dieci cammelli fra i cammelli del suo signore e partì, parlando con sé ogni sorta di beni del suo signore. Egli si mise in viaggio e andò in Mesopotamia, alla città di Nahor.

Allora Balaam pronunciò il suo oracolo e disse: »Balak, il re di Moab, mi ha fatto venire da Aram, dai monti d’Oriente: »Vieni, maledici per me Giacobbe, vieni, accusa Israele!«.

Al maestro del coro. Sul motivo: »Il giglio della testimonianza«. Inno di Davide, da insegnare, quando egli combattè contro i Siri di Tsobah, e Joab ritornando sconfisse dodicimila Idumenei nella valle del Sale. O DIO, tu ci hai respinti, ci hai spersi, ti sei adirato; ora ristabiliscici.

Tu hai fatto tremare la terra, l’hai squarciata; risana le sue fratture, perché essa barcolla.

Ma ora tu hai dato a quelli che ti temono una bandiera, perché sia innalzata in favore della verità. (Sela)

DIO ha parlato nella sua SANTITA’: »trionferò, io spartirò Sichem e misurerò la valle di Sukkoth.

Moab è il catino in cui mi lavo; su Edom getterò il mio sandalo, sulla Filistia alzerò grida di vittoria«.

Non sarai proprio tu, o DIO, che ci hai respinto? Non uscirai piú, o DIO, coi nostri eserciti?

Con DIO noi faremo prodezze, ed egli calpesterà i nostri nemici.