Poi Davide disse a tutta l’assemblea d’Israele: »Se sembra bene e se è da parte dell’Eterno, il nostro DIO, mandiamo a dire ai nostri fratelli che sono rimasti in tutte le regioni d’Israele, e con loro anche ai sacerdoti e ai Leviti nelle loro città e terreni da pascolo di radunarsi presso di noi

Tutta l’assemblea acconsentí a fare cosí, perché la cosa parve giusta agli occhi di tutto il popolo.

Quindi Davide con tutto Israele salí verso Baalah, cioè verso Kirjath-Jearim che apparteneva a Giuda, per trasportare di là l’arca di DIO, l’Eterno, che siede sopra i cherubini, dove è invocato il suo nome.

Davide e tutto Israele facevano festa davanti a DIO con tutte le loro forze, con canti e con cetre, arpe, tamburelli, cembali e trombe.

Allora l’ira dell’Eterno si accese contro Uzza e lo colpí, perché aveva steso la sua mano sull’arca; egli morí là davanti a DIO.

Davide in quel giorno ebbe paura di DIO e disse: »Come posso trasportare l’arca di DIO a casa mia?«.

L’arca di DIO rimase tre mesi con la famiglia di Obed-Edom in casa sua; e l’Eterno benedisse la casa di Obed-Edom e tutto ciò che gli apparteneva.